Sono tempi incerti per chi si affaccia oggi sul mondo del lavoro. La rapidità con cui cambiano le condizioni di accesso al mercato può essere talvolta spiazzante. Un effetto ben noto agli oltre 2 milioni di NEET che in Italia sono usciti dai circuiti della formazione e hanno smesso di cercare un lavoro, giovani in possesso di competenze, conoscenze e abilità che spesso non si allineano ai fabbisogni espressi dalle imprese.

Ma il cosiddetto skill mismatch è solo uno dei tanti aspetti della questione: le aziende non riescono a trovare le competenze necessarie allo sviluppo del proprio business. I giovani, d’altro canto, intraprendono e concludono percorsi di istruzione e formazione durante i quali acquisiscono un know-how non immediatamente spendibile sul mercato.

Come colmare questa distanza? Forse non basterà per dare una soluzione ad  un tema alquanto complesso, ma avere delle coordinate più chiare da cui partire giova sicuramente a orientare al meglio le proprie scelte. Le coordinate, nella fattispecie, le ha fornite il Sistema Informativo Excelsior-Unioncamere, che ha recentemente pubblicato le previsioni di assunzione delle imprese nei prossimi 5 anni.

Cosa aspettarsi, allora, da qui al 2023? Considerando le oscillazioni del quadro economico nazionale dovute a diversi fattori (tra cui andamento del PIL, delle esportazioni, etc.), entro il 2023 si prevedono almeno 2 milioni e 500 mila posti di lavoro, che potrebbero diventare 3 milioni e 200 mila con condizioni di contesto favorevoli. Opportunità di lavoro legate non solo al turnover occupazionale (la naturale fuoriuscita di lavoratori che andranno in pensione) ma anche alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Le coordinate di cui sopra vanno rintracciate in specifici ambiti di attività economica, a partire dalla Digital transformation e all’Ecosostenibilità, passando per i settori Salute e benessere e Education e cultura, fino alla Meccatronica e robotica. In questi campi le aziende prevedono di assumere rispettivamente:

  • Digital transformation: 600.200 unità;
  • Ecosostenibilità: 266.500 unità;
  • Salute e benessere: 357.000 unità;
  • Education e cultura: 194.300 unità;
  • Meccatronica e robotica: 105.900 unità.

Si trattaerà, in particolar modo, di profili professionali con competenze tecnico-specialistiche, come nel caso delle imprese attive nell’area dell’ICT e delle imprese green oriented, che guardano al boom della green economy e della sostenibilità in Italia.

Ma anche profili che non sono depositari di competenze strettamente tecniche. Formazione e cultura sono infatti al centro di un processo di crescita che già nel corso degli ultimi anni lancia segnali interessanti. Il sistema produttivo culturale e creativo del Made in Italy è un esempio di come, anche il tessuto delle piccole e medie imprese italiane, stia guardando con attenzione all’inserimento di nuovi profili professionali.

Da Wecanjob