Che per il mondo del lavoro il quadro sia ancora dei più cupi nonostante la fine del lockdown era già cosa chiara. Il Coronavirus e la conseguente crisi sanitaria dovuta al suo diffondersi continua infatti a incidere sulla nostra economia e sul tessuto occupazionale italiano, almeno stando a quanto risulta dalla rilevazione diramata da Unioncamere e ANPAL sulle intenzioni di assunzione delle imprese e i loro fabbisogni.

Il quadro, si diceva, continua a essere dei più foschi se è vero che a luglio 2020 le previsioni di assunzione delle imprese italiane registrano un crollo del 38,6% rispetto allo stesso mese del 2019, in particolar modo nel settore dell’industria manifatturiera e delle public utilities (-53,1%) e del commercio(-48,3%).

In termini assoluti, le entrate di nuovo personale previste nelle aziende italiane durante questo mese sono 262.530, con grande preponderanza nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione (72.630 unità), che registra in termini percentuali il calo minore sul 2019 (24%) e dei servizi alle imprese (69.830 unità, con un calo del 32,9%).

Dall’indagine emerge anche che, nonostante il netto calo previsionale delle assunzioni, le aziende abbiano ancora difficoltà nel reperimento sul mercato di alcune specifiche figure: parliamo in particolar modo degli Operai specializzati (soprattutto nel settore costruzioni, Fonditori, Saldatori, Meccanici e Montatori) e dei Tecnici (soprattutto informatici, della sanità, dei rapporti con i mercati), di difficile reperibilità, rispettivamente, nel 37 e 40% dei casi. Come a dire che il mismatch, lui sì, continua a non conoscere crisi.

Qui l’indagine completa