Anche “Da Vittorio” in difficoltà: i ragazzi da formare non ci sono

Anche “Da Vittorio” in difficoltà: i ragazzi da formare non ci sono

Giorgio Lazzari – Eco di Bergamo

La carenza di personale è diventato il problema più urgente per bar e ristoranti.

Persino il tristellato «Da Vittorio« ha pubblicato un post su Linkedin per cercare figure da destinare alle diverse location in Italia e all’estero. «È davvero difficile trovare personale professionale e preparato, ma anche solo da formare» spiega Rossella Cerea, general manager del gruppo Da Vittorio, che conta più di 500 dipendenti, ai quali si sommano le figure assunte dalle strutture internazionali. «A fronte delle diverse aperture in programma – prosegue Rossella Cerea – siamo persino costretti a sacrificare il “DaV pizza e barbecue” a bordo piscina nel nostro quartier generale di Brusaporto, perché non abbiamo abbastanza personale». «All’estero – conclude – è più facile reperire camerieri e chef ma rimane il problema non certo secondario della formazione, che richiede molti sforzi. In genere preferiamo mandare in Asia o in Svizzera ragazzi che prima hanno fatto pratica nella nostra sede di Brusaporto».

Le difficoltà vengono confermate anche da Fabrizio Camer, presidente dell’Associazione Cuochi Bergamaschi. «Gli stipendi non sono più quelli di una volta, quando un cuoco e un cameriere guadagnavano bene – riflette Camer -. Per uscirne occorre eliminare il reddito di cittadinanza e diminuire la parte contributiva che spesso non permette di dare uno stipendio decente ai nostri ragazzi. Purtroppo è molto difficile trovare personale disponibile a fare sacrifici e a lavorare nel fine settimana o di sera. La ristorazione è lavoro di pancia e di passione, che deve essere giustamente ripagata».

Le associazioni di categoria scendono in campo per favorire lo scambio tra domanda e offerta. «Troppe persone ferme grazie agli ammortizzatori sociali – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo – Fipe e Federalberghi stanno aprendo tavoli di lavoro con le analoghe associazioni delle scuole nell’ambito della ristorazione e ricettività con l’obiettivo di migliorare l’alternanza scuola-lavoro e la certificazione delle competenze acquisite». Stiamo inoltre lavorando ad una nuova edizione del progetto «Formati e Occupati», che ha lo scopo di formare neo diplomati da inserire in azienda. Si tratta di un percorso mirato che prevede tre corsi professionalizzanti (120 ore con un tirocinio pagato di sei mesi) per colmare le lacune che oggi esistono nel mercato del lavoro: corso per cuoco, per addetto sala e bar e addetto al ricevimento. L’Ente Bilaterale del Turismo di Bergamo ha stanziato fondi al fine di rendere gratuito l’accesso al progetto da parte delle persone in cerca di lavoro.

Cesare Rossi, vicedirettore di Confesercenti Bergamo, fa notare come «Basta scorrere i social per capire che le nostre imprese della ristorazione stanno trovando molte difficoltà . La ripresa del settore ci sarebbe ma spesso mancano le gambe per sostenerla – prosegue Rossi – Le motivazioni sono svariate: dalle nuove esigenze personali post pandemia alla sfiducia nella stabilità della ripresa, dalla scarsa formazione del personale alla paga a volte precaria, che richiederebbe forme contrattuali più flessibili».

Altro tema spinoso è legato alla retribuzione su cui da tempo insistono i sindacati. «Le cause del problema sono in primis la diffusa irregolarità nel settore – commenta Mario Colleoni, segretario generale della Filcams Cgil -, il diffondersi di “contratti pirata”, un’elevata precarizzazione del lavoro, nonché il ricorso al lavoro in appalto con l’utilizzo di personale non assunto direttamente ma fornito da terzi e ulteriormente sottopagato» . «Per rendersi più appetibile, qualcuno sta cominciando almeno a proporre contratti a tempo determinato» rivela Guido Fratta, segretario Felsa Cisl Lombardia, Nei piccoli esercizi resta però forte l’utilizzo del contratto a chiamata intermittente, che diventa silente nei momenti di crisi e non prevede nemmeno gli ammortizzatori sociali. Diffusa anche la collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto, anche in questo caso senza tutele ma senza tutele».


L’industria richiede ancora personale – Crescono i servizi

L’industria richiede ancora personale – Crescono i servizi

di Astrid Serughetti – Eco di Bergamo del 24 aprile 2022

In Bergamasca sono 7.100 i contratti previsti ad aprile tremila nel manifatturiero. Stesso trend fino a giugno, ma solo un’azienda su tre offre rapporti di lavoro stabili 

Sono 7.100 le nuove assunzioni previste in Bergamasca anche ad aprile secondo i dati Excelsior di Unioncamere, segno di un mercato del lavoro che resta «vivace». Un valore che si manterrà stabile o in leggera crescita fino a giugno (poco più di 21 mila nel trimestre i nuovi ingressi) secondo le previsioni delle aziende e che segna un netto rialzo rispetto all’anno precedente.

Di questi circa 3 mila saranno assorbiti dai settori industriali che pur segnando un leggero calo nella domanda di personale continua la ricerca di figure specializzate, in particolare operai su macchinari e conduttori di impianti.

A trainare in questo periodo sono soprattutto servizi e commercio, grazie anche alla ripresa del turismo e le buone prospettive per l’estate.

Le entrate previste, sempre secondo le rilevazioni del sistema di Unioncamere, saranno con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato nel 29% dei casi, si concentreranno per il 58% nel settore dei servizi e per il 56% nelle imprese con meno di 50 dipendenti e per il 32% interesseranno giovani con meno di 30 anni, ma solo il 16% richiederà laureati, mentre il 67% delle nuove as-sunzioni non prevederà alcu-ne esperienza professionale specifica


L’agricoltura è ripartita – Traino cereali-caseario – giù vino e carni bovine

L’agricoltura è ripartita – Traino cereali-caseario – giù vino e carni bovine

Congiuntura. Cresce l’export agroalimentare: +8,4% Più imprese e più assunti nel settore in provincia Formaggi in pole col Grana Padano, ma costi lievitati 

Un’agricoltura con luci e ombre quella del primo se-estre 2021 secondo i dati della Camera di commercio di Bergamo, ma che sicuramente riguadagna posizioni nel suo complesso, anche se rimangono alcune criticità in settori chiave.

Nel complesso però l’agroalimentare orobico sta progressivamente uscendo dalla crisi del 2020,

facendo segnare una ripartenza rispetto ai mesi più acuti della pandemia, con segnali positivi che riguardano sia l’export, sia la natalità delle imprese, sia le nuove assunzioni. Come detto, le esportazioni sono in crescita rispetto al primo semestre dell’anno 2020, raggiungendo la quota di 529 milioni di euro, che conferma Bergamo al secondo posto dopo Milano a livello regionale, con primo semestre del 2021 maggiore rispetto sia al 2020 con un +8,4%, sia al 2019 con un +5,1%. Oltre alla sempre ottima performance delle bevande (+11,8%), è il settore lattiero-caseario a confermarsi uno dei traini dell’intero comparto, con una produzione di latte cresciuta nel semestre del 3,1% su base tendenziale. Anche la produzione di Grana Padano continua a crescere (+9,3% rispetto all’anno scorso), confermando Bergamo come quarta provincia in Lombardia, dopo Mantova, Brescia e Cremona, nella produzione del formaggio duro Dop. Altro settore in ascesa è quello cerealicolo, che ha registrato una crescita inaspettata a causa dell’incremento dei prezzi di cereali e soia e alla crescita della domanda. 

Esistono però altri settori chiave che non si comportano altrettanto bene, a cominciare dal vitivinicolo, che ha continuato a risentire nel primo semestre delle chiusure del canale Horeca e della scarsa propensione a nuovi acquisti da parte dei ristoratori, oltre che dei limiti di capienza imposti alle strutture ricettive. Altra nota dolente, purtroppo non da adesso, arriva dalle carni bovine a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari, solo parzialmente trasferiti nei prezzi delle carni vendute. Migliorano invece le carni suine grazie all’aumento dei prezzi trainato dai prodotti Dop. 

La prima volta dal 2017 

Per quello che riguarda invece la demografia di impresa, a Bergamo le imprese attive in agricoltura sono lievemente aumentate di numero nei primi due trimestri di quest’anno. L’incremento riguarda soprattutto il secondo trimestre, che riporta una variazione tendenziale positiva (+1,5%) per la prima volta dal quarto trimestre del 2017, un segnale che se si consolidasse, rappresenterebbe un tassello importante, così come quello, collegato, delle

nuove assunzioni che, soprattutto nel primo trimestre nel settore primario riportano un incremento del +8,7% rispetto all’anno scorso e del +28,9% ri-spetto al 2019,

mentre nel secondo trimestre variazioni meno vistose (+0,3% rispetto al 2020 e del +1,1% rispetto all’anno pre-crisi). 

Complessivamente un quadro che complessivamente va migliorando, anche se con forti differenze tra la crescita complessiva dell’industria alimentare (+11,0%) e delle bevande e il decremento del settore primario (-6,6%). M. F. 

©RIPRODUZIONE RISERVATA 

I dati all’Eima – Trattori, boom di vendite in Lombardia 

Crescita record in Lombardia per il mercato delle trattrici. Nel periodo compreso tra gennaio e settembre le vendite hanno toccato quota 2.150 unità, con un incremento del 65,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando ne furono immatricolate 1.298. È quanto emerge dai dati elaborati da FederUnacoma (l’associazione italiana dei costruttori di macchine) e diffusi in occasione della 44a edizione di Eima International, la grande rassegna mondiale delle macchine per l’agricoltura e il giardinaggio in svolgimento a Bologna e che vede protagoniste anche 13 aziende bergamasche. L’incremento lombardo risulta sensibilmente superiore non solo al dato medio nazionale ma anche a quello delle altre regioni italiane: le vendite sono state trainate in parte dagli incentivi statali 4.0, in parte dalla necessità delle aziende di potenziare i propri macchinari per recuperare competitività sul mercato. 

Bergamo – Il commercio riparte e trascina le offerte di lavoro dell’autunno

I dati Excelsior. Per i mesi da settembre a novembre previsioni di assunzioni in provincia oltre quota 31mila. Sugli scudi le chiamate per il turismo e la ristorazione 

ALESSANDRA PIZZABALLA – Eco di Bergamo del 17 ottobre 2021

Traguardo tagliato e ampiamente superato.

Dopo il crollo esponenziale nel 2020, finalmente le possibilità di trovare lavoro sono tornate ai livelli pre Covid in tutti i settori dell’economia orobica e addirittura hanno ampiamento superato quelli del 2019, con 31.250 nuove possibili assunzioni tra settembre e novembre.

È quanto emerge dal confronto tra i dati dell’ultima rilevazione Excelsior sulle previsioni in ingresso nel trimestre settembre-novembre 2021 e quelli dei corrispondenti periodi del 2020 e del 2019. Auspicato, ma non scontato il balzo in avanti segnato rispetto allo scorso anno, in termini di possibili offerte occupazionali. Si tratta infatti di una crescita poderosa, con un’ipotesi d’incremento del 75,6% e punte che sfiorano il 112% nel commercio, che tanto ha sofferto durante la pandemia, a braccetto con i servizi turistici, di ristorazione e alloggio che, con un balzo dell’86,5% di opportunità offerte, testimoniano la vivacità di un settore strategico per la nostra provincia.

Avanza anche il manifatturiero 

Non stupirà allora neppure il passo spedito dell’industria manifatturiera, che con il suo +80,4% conferma la vocazione industriale del nostro territorio. Ci siamo dunque lasciati alle spalle un periodo che, causa Covid, non lasciava quasi intravvedere la possibilità di trovare un’occupazione? Ebbene sì, è questa la buona notizia che emerge dai dati del trimestre settembre-novembre 2021 se paragonati allo stesso periodo del 2019. Certo, non si tratta di un avanzamento come quello registrato rispetto all’autunno 2020, ma c’è un recupero molto forte che traccia un cammino che, almeno per i mesi presi in considerazione, si rivela tutto in discesa. Se sul totale delle previsioni in ingresso il miglioramento è del 27% di posti in più rispetto all’autunno di due anni fa, alcuni settori superano nettamente questa media. È il caso del commercio (+62,1%), ma anche di manifattura e public utilities (+ 32,6%). Di poco sotto, turismo e ristorazione (+ 22,3%), ma anche i servizi alle imprese (+21,6%). Al palo, ma pur sempre di segno positivo, i servizi alle persone (+2,8%). 

Più lavoro non specializzato 

Ma non è tutto oro quello che luccica. Il rovescio della medaglia è infatti l’incremento di quello che si può definire «lavoro povero», per il quale è richiesta una preparazione meno specifica o addirittura nulla. A una quota di lavoratori pari al 30% – eravamo al 20% nel 2019 – non è infatti richiesto alcun titolo di studio, per contro solo al 17% dei nuovi candidati è richiesta una laurea. Scende anche la quota di diplomati che possono sperare in un lavoro, passando dal 34 al 31% in tre anni. Meno istruzione, però, equivale a meno stabilità. La richiesta di personale meno qualificato, infatti, sembra determinare inesorabilmente un calo dei lavori stabili.

Calo del tempo indeterminato

Questa instabilità si specchia nel calo, nel triennio, dei contratti a tempo indeterminato – sl passa dal 26% del 2019 al 22% sia del 2020 che del 2021- e l’apprendistato che diminuisce di tre punti percentuali posizionandosi al 5% dei nuovi contratti. Il tutto a vantaggio, va da sé, tanto del tempo determinato, che guadagna 6 punti percentuali passando dal 45% al 51% dei nuovi contratti, quanto della somministrazione, che sale al 14%. 

Previsioni Excelsior – Dagli operai ai cuochi: tante richieste 

Più possibilità di impiego anche rispetto all’autunno del 2019, ma meno professionalità ed ergo stabilità. Ma quali sono le professioni più richieste dal mercato, stando alle previsioni Excelsior? I numeri parlano chiaro e tracciano un trend triennale omogeneo nel tempo, visto che le variazioni tra il settembre 2019 e il settembre 2021 si giocano tutte tra le stesse tre professionalità. I tre lavori più richiesti contano in prima battuta gli operai specializzati in attività meccaniche ed elettromeccaniche, con 1.220 nuovi possibili ingressi. 

Seguono gli operatori per alberghiero e ristorazione, con 1.130 cuochi, camerieri e addetti ai servizi turistici, per finire con gli operai specializzati nell’edilizia per i quali s’ipotizzano 900 nuove assunzioni. 

 

Tra i lavori meno richiesti richieste i servizi alle persone con sole 20 nuove ipotetiche assunzioni. Discorso a parte per le professionalità più difficili da reperire. Endemica la carenza di operai specializzati e conduttori d’impianti nel tessile (68,9%), così come di operai metalmeccanici ed elettromeccanici (64,8%). A. P.